lunedì 3 novembre 2014

Inferno - Dan Brown

Ho voluto ributtarmi negli intrighi sortiti da Mr Brown attorno al caro professor Langdon (che mi è stato difficile immaginare con un viso diverso da quello di Tom Hanks), visto che io e il professore avremmo potuto essere colleghi. Trama intricata ma ben svolta, tutto qui.
Quello che ho maggiormente apprezzato è stato il tono di devozione per la cultura italiana che traspare da ogni parola. Brown ama davvero l'Italia e la sua Storia e la sua produzione letteraria ed artistica, e questo mi rende davvero orgoglioso, anche se poi in moltissimi altri ambiti facciamo davvero acqua.
Il punto di vista rimane sempre quello americano, di chi in fondo non potrà mai capire il Belpaese, ma il tono ammirato è davvero piacevole.
Rimane una lettura da ombrellone.

Citazioni:
"Non faceva che ammonire i suoi allievi di non cercare mai il loro nome su Google: a suo parere si trattava di un nuovo, bizzarro passatempo che rifletteva la perversa ossessione per la celebrità personale che pareva possedere tutta la gioventù americana".

"C'è un passaggio di Macchiavelli (…) Quando tutte le provincie sono ripiene di abitatori, in modo che non possono vivervi, né possono andare altrove... che il mondo si purghi"

"In Italia il lavoro bisogna tenerselo stretto, anche quello noioso."

"Langdon mostrava spesso ai suoi studenti le diapositive di quell'opera (L'aopteosi di Cosimo I di Giorgio Vasari), mettendo in evidenza le somiglianze con l'Apoteosi di George Washington nel Campidoglio americano: un umile promemoria del fatto che i giovani Stati Uniti non hanno ereditato dall'Italia solo il semplice concetto di repubblica."

"<Certo> convenne Langdon. <È il tipico conflitto tra Apollo e Dioniso... un dilemma classico nella mitologia. È l'antica lotta fra la ragione e il cuore, che raramente desiderano la stessa cosa>"

"Se sai dove guardare, Firenze è il paradiso"

"Per qualche ragione, quel traffico congestionato che a Boston lo avrebbe fatto impazzire a Venezia sembrava solo pittoresco."

"Che si trattasse di sostenere un mercato azionario, giustificare una guerra, vincere un'elezione o stanare dei terroristi, i mercanti di potere si affidavano a programmi di disinformazione di massa per plasmare l'opinione pubblica. Era sempre stato così."

Wiki
Per chi ne avesse bisogno: Dante Alighieri
Giorgio Vasari

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